Le ceramiche graffite medievali
nel cortile della sacrestia
della chiesa di S. Francesco
Scoperti dal Gruppo Archeologico
Vercellese nel 1982 (il Gruppo si stava occupando da qualche anno delle
ceramiche medievali e rinascimentali vercellesi di cui affioravano abbondanti
terstimonianze presso la Torre dell'Angelo) i sette bacini erano situati
a coronamento di una finestra visibile solo dall'interno del cortile, dove
erano rimasti nascosti alla vista per secoli e, con la testa muliebre dell'abside,
ignorati sino ad allora.
Si tratta di ceramiche graffite
ed invetriate con decorazioni policrome risalenti alla fine del XIV-inizi
XV secolo. Come era uso in quei tempi le ceramiche inadatte all'uso per
cui erano state fabbricate per difetti di cottura venivano impiegate come
decorazioni di facciate sia di edifici ecclesiastici che profani. A Vercelli
esempi sopravvissuti di tali decorazioni sono piuttosto rari. Se ne trova
riscontro nella casa medievale di via Foa, in una finestrella di via Feliciano
di Gattinara venuta alla luce nei recenti restauri, nella facciata originale
della chiesa di S. Bernardo, dove però gli elementi ceramici hanno
lasciato le sole impronte nella calce che le legava alla muratura.
Le fotografie qui presentate,
eseguite da una scaletta improvvisata, sono quelle risalenti alla scoperta,
quando le ceramiche erano ancora inserite al loro posto. Successivamente
esse sono state "staccate" e restaurate per iniziativa del Gruppo
Archeologico Vercellese. Attualmente si possono ammirare nelle vetrine
della sacrestia di S. Agnese insieme con la testa muliebre di epoca romana
un tempo collocata sul tetto dell'abside, anch'essa opportunamente restaurata.
posizione dei bacini sulla
parete
Chiesa di S. Agnese
( ex S. Francesco)
La chiesa di S. Agnese, così come oggi
si presenta, è frutto di numerosi interventi di rifacimento e restauro,
onseguenti ad una vicenda storica complessa e non sempre fortunata dell'edificio.
Sorta sotto il titolo di S. Francesco, la chiesa ha origine dall'assegnazione
ai Frati Minori di S. Francesco del beneficio parrocchiale dell'antica
San Salvatore de Mercatello, avvenuta con atto 10 marzo 1292 ( ecclesia
Sancti Salvatoris de Mercatello... cum domibus, cemeterio et platea ipsius
posita juxta eam). Abbandonato il convento di S. Matteo che occupavano
dal 1227 i Francescani si diedero all'ampliamento e riedificazione dell'antica
parrocchiale, risalente al X secolo, avendo ottenuto il trasferimento dei
parrocchiani di S. Salvatore alla limitrofa parrocchia di S. Maria Maggiore
antica ( ora palazzo Pasta). Si tratta quindi di una chiesa monastica,
con annessi chiostro ed edifici d'uso profano che ha in parte inglobato
le antiche strutture di S. Salvatore de Mercatello, edificata nello spazio
venutosi a creare fra le vecchie e le nuove mura comunali.
La costruzione, cui concorse un contributo comunale
assegnato con atto 18 marzo1298, dovette sorgere nello spazio di circa
un secolo, essendo il campanile ultimato solo nel 1423, come attesta l'iscrizione
che vi è murata.
La decorazione nterna della chiesa si eseguì
nel 1519 per volontà di Maccarino Bulgaro, mentre nel 1601 Pietro
Francesco Lanino ricevette l'incarico di dipingere l'ancona e la Cappella
del Cordone.
Nel 1822 venne trasferita in S. Francesco la
parrocchia di S. Agnese, un tempo esistente in corso Libertà e quindi
soppressa. Nel 1868 si ebbe un primo restauro sotto la guida del conte
Edoardo Arborio Mella, seguito da altri nel 1902 e nel 1926.
Catino trono conico a base piana, due anse a
nastro verticali contrapposte. La decorazione graffita divide il fondo
in due semicerchi, in ciascuno dei quali è rappresentato un volatile
del lungo becco (probabilmente una cicogna) capovolto e speculare rispetto
all'altro.
Bacino n. 2.
Catino tronco conico a base piana, quattro anse
a nastro verticali contrapposte. Il fondo è suddiviso in sei spicchi
da un motivo geometrico risultante dall'intersezione di regolari semicerchi.
Lungo la parete interna corre un delicato motivo a tralci.
Bacino n. 3.
Catino tronco conico a base piana. La decoraione
graffita suddivide il fondo in sei spicchi o lobi con l'intersezione di
semicerchi regolari. I lobi sono riempiti da un fitto graticcio. Motivo
fitomorfo lungo la parete interna.
Bacino n. 4.
Fondo di ciotola a forma emisferica. La decorazione
graffita è quadripartita con petali inseriti in un cerchio. E' questo
quanto resta dell'elemento centrale della formazione di bacini decorativi.
Bacino n. 5.
Catino tronco conico a base piana. Dal centro
del fondo si dipartono nove punte di una stella, fra le quali sono altre
nove punte di una stella sottostante, decorate da un fitto graticcio. Il
tutto è inserito in due cerchi concentrici. La parete interna porta
un tralcio vegetale.
Bacino n. 6.
Catino tronco conico a base piana con quattro
anse a nastro verticali contrapposte. Il fondo è suddiuviso in due
campi da due cerchi concentrici. Nella zona esterna corre un bellissimo
motivo a nastro intrecciato. Il campo centrale è suddiviso in sei
spicchi da una figura geometrica risultante dall'interszione di semicerchi
regolari. Sui sei spicchi a fondo biancosono rappresentati altrettanti
gigli di Francia. I sei lobi, alternativamente coloriti in giallo ferracia
e verde ramina, recano graffiti, alternativamente, due biscioni viscontei,
due pesci e due pesci con testa umana. Si tratta certamente di motivi araldici
la cui grafia trova riscontri diretti nella produzione pergamenacea coeva.
Di particolare interesse per la datazione del bacino è la raffigurazione
del biscione visconteo la cui presenza sul nostro territorio riporta alla
dominazione milanese situata fra il 1320 e il 1427.
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Opportuni confronti stilistici possono
essere proposti con il codice D269 della Biblioteca Ambrosiana di Milano
(anonimo miniatore trecentesco), di cui mostriamo qui alcuni particolari.
Bacino n. 7.
Catino tronco conico a base piana con due anse
a nastro verticali contrapposte. Sul fondo è graffita una colomba
ad ali spiegate recante un ramo nel becco. Le condizioni di conservazione
sono pessime per la cattiva cottura.