Vercelli: centro storico

Foto aerea

Theatrum Sabaudiae

In tredici punti le priorità per il centro storico vercellese

Un documento del 1990

Eccezionale sforzo del Comune per il centro storico

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Theatrum Sabaudiae sec. XVII

 

 

In tredici punti le priorità per il centro storico vercellese

2002 (con gli aggiornamenti sulle cose fatte 2009)

 

(Non certo in ordine di importanza e non certo tutte quelle di cui vorremmo occuparci per denunciare la totale assenza di un piano municipale di recupero, non solo delle emergenze segnalate ma di tutto il centro. La "riqualificazione" della piazza del broletto proprio non è digeribile e non se ne faccia, per carità, un modello: non c'è stata alcuna "lettura" architettonica e le strutture lignee ed i cotti sono ora coperti da intonaco).

1 - Il Museo del Duomo,

Piccolo gioiello, entra nella rete museale cittadina scoordinata e carente di strutture e fondi e quindi incapace di attrarre turismo dall'esterno. La situazione della città, quanto a gestione e fruizione dei Beni Culturali è quanto mai carente. Le "visite guidate" di cui Vercelli è ormai istituzionalmente pervasa, sono spesso improvvisate e di qualità scadente, esse sono non di rado condotte da personale che, per quanto abilitato (anche se in uno strano regime di monopolio), denota in molte occasioni la precarietà e superficialità della preparazione ricevuta. Sarebbe in realtà necessaria, soprattutto quando la visita è rivolta all'ambito didattico, una ben maggiore e profonda conoscenza dei materiali e delle situazioni storiche, e bene fanno quei Musei che si dotano di personale proprio. Assenza di ricerca scientifica e pertanto di attività didattiche coordinate per la rete museale e per l'intero sistema dei Beni cittadini. Progetti di mostre su materiali locali, programmi di restauro e messa in valore del Patrimonio, inesistenti. Molti i materiali che necessitano da decenni di restauri adeguati o che, restaurati, non tornano in sede. Soprintendenze o del tutto assenti o per contro iperprotettive e accentratrici. Dove l'Amministrazione civica ha posto mano, accettando e pagando i progetti dell'unico soggetto commerciale vercellese che opera nell'ambito dei Beni Culturali, ha favorito in realtà la crescita di una atipica "associazione culturale" iscritta alla Camera di Commercio, rinunciando, per contro, alla conoscenza approfondita, alla gestione complessiva e alla programmazione della valorizzazione e fruizione dell'insieme del Patrimonio Culturale cittadino. Da tempo chiediamo all'Amministrazione di chiarire quali siano le ragioni che si frappongono ad una corretta impostazione delle politiche culturali, senza risultato.

(aggiornamento 2009: ad alcuni anni dall'apertura il Museo conferma la propria atipicità nel contesto cittadino. Una messa in valore esemplare del patrimonio artistico ed architettonico che si concentrano nel Palazzo Vescovile)

2 - Area archeologica della domus di S. Stefano "de civitate"

(da fiore all'occhiello ad area particolarmente degradata ed emblematica). Nessun programma né da parte comunale né da parte della competente Soprintendenza. Nessuna visita possibile alla pattumiera.

(aggiornamento 2009: piacevole sorpresa con il progetto di riqualificazione dell'area dell'anfiteatro, restano aperti i problemi dell'area di S. Stefano e dell'area delle terme che si è nel frattempo aggiunta. Progetto di parco archeologico)

3 - Il castello,

ormai solo in parte occupato dagli Uffici Giudiziari, va rapidamente degradandosi. Nessuna visita possibile.

4 - S. Andrea e l'area dell'ex Ospedale.

Restauri infiniti e malaccorti al S. Andrea (usati metodi "duri" per la pulizia delle pietre della facciata, cioé mole abrasive che hanno lasciato il loro segno sulle superfici) e parti dell'area ex Ospedale che vanno deteriorandosi (ennesimo furto a S. Pietro Martire). Nessuna relazione sui lavori è rilasciata al pubblico dalla competente Soprintendenza. La proprietà del S. Andrea è comunale.

(aggiornamento 2009: nonostante i restauri recenti si nota l'assenza di una cura continua del monumento e forse sarebbe auspicabile la riedizione della "fabbrica del S. Andrea" per assicurare tutta l'attenzione necessaria. Positivo il progetto per l'ex obitorio, che tuttavia tarda, e resta da fare un intervento generale sulle strutture dell'ex ospedale rimaste in piedi dopo le stolte demolizioni degli anni Sessanta. L'area ricorda ancora troppo l'Italia bombardata del dopoguerra ed essa rappresenta bene la gestione assurda del centro storico vercellese, che sarà difficile cancellare)

5 - S. Marco (ex mercato coperto).

Il nostro progetto era di farne il Museo Archeologico Nazionale.Nasconde ancora affreschi? Non se ne farà nulla.

(aggiornamento 2009: affreschi in restauro e creazione dell'Arca per la Gugghenaim - discutibile ma compensata dal lavoro sugli affreschi-, il Museo Archeologico si farà in S. Chiara. Ricordate che nella manica settentrionale dell'edificio, ora adibita ad uso privato, sono presenti affreschi di notevole interesse? Varrebbe la pena di espropriare)

6 - La Torre dell'Angelo.

Dopo i restauri strutturali richiesti a gran voce dal GAV con migliaia di firme è del tutto abbandonata e inutilizzata. La proprietà è comunale.

7 - Chiesa di S. Giuseppe.

Quale utilizzo dopo i lavori?

8 - Il palazzo dei Centori.

Affreschi in rapida evanescenza e lesioni strutturali. Un gioiello dell'architettura abbandonato.Visite solo a richiesta e difficoltose. La proprietà è comunale.

(aggiornamento 2009: restauri in progetto)

9 - La sala Tizzoni.

Come sarà dopo l'abbandono prolungato. Muffe, umidità ...ecc. La proprietà è del "Belle Arti", ma il salone è stato per decenni gestito dal Comune. Nel dubbio lasciamolo marcire.

10 - Casa Bizzi.

Prima di proprietà comunale poi dell'USL, ma in totale rovina. Tanto è poco nota! Ma comunque soggetta alla Legge 1089.

(aggiornamento 2009: Divenuta proprietà privata è stata recuperata ad uso residenziale. Non risultano interventi di protezione delle caratteristiche originali, lasciata alla magnanimità dei privati)

11 - Il complesso di S. Chiara.

Umidità (sotto passa la roggia Vercellina) e incompiuto recupero delle parti retrostanti. Tutto da rifare! Proprietà comunale.

(aggiornamento 2009: restauri completati e destinazione dell'ala meridionale a Museo Archeologico. Occorrerebbe rimettere mano all'ala settentrionale)

12 - Caserma Garrone.

Parcheggio e area verde da definire. E le vecchie strutture dell'edificio? Da vendere o abbattere per recuperare fondi a favore dei punti precedenti ?. La proprietà è demaniale?

13 - Caserma Trombone (ex Distretto).

Che ne sarà della solida struttura? Area di parcheggio? Da vendere o abbattere per recuperare fondi a favore dei punti precedenti ? La proprietà è demaniale?

 

Giudizio complessivo: meglio

(aggiornamento 2009: qualcosa si muove e alcuni problemi sono stati affrontati, il pericolo tuttavia che future amministrazioni invertano la tendenza positiva è concreto ed occorre continuare a premere affinché si prosegua nei progetti iniziati e si affrontino i numerosi altri problemi tuttora aperti in una città che si fa chiamare "città d'arte")

Eccezionale sforzo del Comune per il centro storico

 

16-04-2009, La STAMPA, pag.53

VERCELLI Grandi cantieri in chiese e castelli Parte la stagione dei grandi cantieri, che coinvolge chiese, torri, castelli e palazzi storici. Il Comune ha stanziato oltre un milione e mezzo di euro per i primi interventi, che iniziano dalla facciata posteriore dell'ex chiesa di San Marco e toccano il prestigioso Palazzo Centoris. In giugno partira' invece il secondo lotto per il recupero del castello di Quinto: 700 mila euro l'importo, finanziato in gran parte dalla Regione.

16-04-2009, La STAMPA, pag.64

VERCELLI. MAXI INTERVENTO SULLA CASA RINASCIMENTALE DI CORSO LIBERTA' La stagione dei cantieri comincia da via Verdi Partiti i lavori sull'ingresso dell'edificio che ospita l'Arca I tecnici all'opera anche sul campanile dell'ex cappella dell'ospedale Maggiore

ROBERTA MARTINI VERCELLI Il primo cantiere e' gia' aperto. Via Verdi, ex chiesa di San Marco. Il Comune e' pronto ad investire 100 mila euro (altri centomila arrivano dalla Regione) per sistemare tutta la facciata. L'ultimo, invece, e' ancora in embrione. Per le quattro torri civiche (dell'Angelo, dell'orologio, di via Gioberti e dei Vialardi) si e' ancora nella fase della documentazione e della ricerca. Nel bilancio 2009, pero', sono stanziati 900 mila euro per gli interventi di conservazione. VERCELLI citta' d'arte salvaguarda il suo patrimonio artistico e di monumenti. Lo ha gia' fatto con il Teatro Civico, le chiese di San Pietro Martire, San Marco, San Giuseppe, l'ex Ufficio Iva, per seguire l'elenco dell'assessore comunale ai Lavori pubblici Roberto Scheda. ´La novita' - dice Scheda - e' di aver finalmente messo sotto tutela un capitolo che da tempo languivaª. E ora prosegue, con un cammino che tocca altri edifici preziosi del centro storico. Paolo Mancin, l'architetto che dagli uffici di via Quintino Sella segue da vicino i lavori, spiega l'attenzione e i criteri che guidano ogni progetto. Si parte da un'analisi storica e documentale del monumento, si prosegue con un'indagine per capire le caretteristiche di materiali e manufatti, e per gli spazi chiusi con le verifiche tecnico-fisiche, su temperatura e umidita'. ´E' un metodo che richiede tempo - spiega - ma e' indispensabile per ottenere i permessi della Sovrintendenza e per orientare la progettazioneª. Il cantiere di San Marco, in via Verdi, e' iniziato martedi'. Entro l'autunno la facciata dell'ex chiesa, oggi sede dell'Arca, sara' restituita alla citta'. Via l'intonaco deteriorato, si riparano tetto e camini monumentali anche sul lato di piazza Pugliese Levi, si sistemano gli elementi decorativi della facciata, che sara' completamente risanata. Il secondo cantiere pronto a partire (l'appalto sara' entro una ventina di giorni) riguarda il campanile della chiesa di San Pietro, in via Dante. Il costo dell'intervento e' di 200 mila euro. E' gia' pronta l'indagine sulle caratteristiche dei materiali, dalla Sovrintendenza sono arrivati tutti i permessi: verra' restaurata e risanata la torre campanaria, con i fabbricati vicini. Il tempo per l'intervento e' di 240 giorni: si lavora in quota, quindi piu' lentamente. Per Palazzo Centoris e' previsto il cantiere piu' consistente: 820 mila euro, con una quota di 100 mila euro coperta dalla Regione. Per l'edificio con un impianto originario del 200, di concezione bramantesca, si aspettano gli ultimi assensi da Torino. Ma e' gia' pronta una brochure che documenta il fascino del palazzo e i perche' di un restauro che partira' dal consolidamento delle volte e delle strutture lignee, come solai e capriate, e che proseguira' con il risanamento e la deumidificazione del complesso. Nel cortile aulico si mettera' mano agli affreschi: sono i centauri che danno il nome al palazzo. Il Comune ha deciso di intervenire anche sulle torri civiche. Gia' l'anno scorso, con opere di manutenzione, i tecnici sono saliti sulle torri dell'orologio, dell'angelo e dei Vialardi, ma il 2009 sara' l'anno delle verifiche statiche e strutturali. ´Serve un check up piu' completoª, spiegano Scheda e Mancin. E i monumenti diventano quasi pazienti illustri, di veneranda eta'. Le verifiche eseguite sull'edificio del Tribunale consentiranno di raffinare il metodo da usare con le torri: in base agli esiti, si decideranno gli interventi necessari per la conservazione.

16-04-2009, La STAMPA, pag.65

PROVINCIA. DIMORA STORICA Torna ai fasti nobiliari il castello di Quinto Con l'abbazia di Lucedio sara' una tappa turistica

GLORIA POZZO VERCELLI Annunciato a fine 2007, all'epoca della concessione dei fondi regionali, il piano per il completo recupero del castello di Quinto e' vicino alla realizzazione. Il progetto esecutivo per il secondo lotto e' in fase di elaborazione, ed i lavori saranno appaltati entro giugno. L'opera, il cui costo complessivo ammonta a 700 mila euro, e' in carico al Consorzio dei Comuni per lo sviluppo del Vercellese, ed e' finanziata con 425 mila euro di fondi regionali e 280 mila euro appositamente iscritti a Bilancio dal Comune, che e' il proprietario del maniero, a fine 2008. Questo secondo lotto e' dedicato al recupero conservativo e alla rifunzionalizzazione della storica dimora degli Avogadro, di cui finora e' stato recuperato solo un primo lotto, terminato nel 2006 e a sua volta finanziato con fondi ´Docupª. Il progetto, redatto dallo studio vercellese di architettura ´Rosso e Fornaroª, prevede il completamento della restante parte del complesso sulla zona rurale, in particolare la sistemazione esterna degli edifici che si affacciano sulla corte interna, ed e' finalizzato a ´rendere evidenti le peculiarita' tipologiche dell'insediamentoª che, oltre ad essere una fastosa dimora nobiliare, ha segnato il territorio come centro sociale, agrario ed economico. Piu' nel dettaglio il progetto, realizzato in accordo con le Soprintendenze, riguarda il completamento del restauro dei prospetti nord e ovest del castello, e prevede tra gli altri interventi di consolidamento delle murature esterne; pulitura di tutte le cortine murarie esterne in cotto con consolidamento e applicazione di materiale protettivo; interventi di ricucitura delle lesioni e delle fessure in facciata; consolidamento e restauro di tutte le parti strutturali del sistema di copertura in legno; rifacimento del manto di copertura in coppi; sostituzione delle grondaie; restauro e rifacimento di intonaco, decorazioni e tinteggiature; pulizia e verniciatura degli elementi in ferro; recupero e rifacimento degli infissi. ´E' stato grazie alla solerzia dell'assessore al Turismo Carolina Piccioni - afferma il presidente del Consorzio Eduard Kotlar - che abbiamo saputo dell'esistenza del bando e delle sue scadenze, mentre per la felice conclusione dell'iter finanziario il Consorzio ha gia' espresso il proprio ringraziamento all'assessore regionale Giuliana Manicaª. ´Una volta terminato il recupero - prosegue Kotlar - il castello diventera' una tappa del percorso turistico che comprende l'abbazia di Lucedio ed i castelli di Candelo, Buronzo e Lignanaª. La struttura originaria del castello risale al XII secolo, ma di questo periodo non rimangono che poche tracce, tra cui la chiesa dedicata a San Pietro. E invece del XIII secolo la torre quadrangolare sul lato nord, mentre le torri cilindriche appartengono ai successivi ampliamenti quattro e cinquecenteschi. I lavori, il cui importo specifico ammonta a 450 mila euro, avranno la durata di circa otto mesi, e dovrebbero quindi terminare entro la prossima primavera. L'intervento prevede anche l'acquisto e la dotazione di attrezzature e di arredi che possano assicurare il pieno utilizzo a scopi espositivi degli spazi del maniero (50 mila euro), mentre i restanti 200 mila euro andranno a coprire le spese di Iva, progettazione, indagini e rilievi tecnici.

Per la "fabbrica del Sant'Andrea", che prevede una manutenzione costante della basilica, il Comune ha stanziato 100 mila euro all'anno sino al 2011. La somma è inclusa nel programma triennale delle opere pubbliche. Al di là degli interventi straordinari, la basilica necessita di un monitoraggio continuo per controllare e risolvere i piccoli-grandi problemi dell'edificio.

 

Vercelli. Abbazia di S.Andrea veduta del sec.XVIII.


GRUPPO ARCHEOLOGICO VERCELLESE

 

LE PRESENZE ARCHEOLOGICHE NEL CONTESTO DEL RECUPERO AMBIENTALE DEL CENTRO STORICO VERCELLESE.

 

Analisi, riflessioni e proposte operative.

 

G.SOMMO

 

CENTRO STORICO

RECUPERI - RESTAURI -VERDE PUBBLICO

Vercelli 6 giugno 1990

 

L'associazionismo, gli Enti locali, gli Uffici centrali: un appuntamento mancato per l'archeologia locale.

 

Il Gruppo Archeologico Vercellese ha perseguito fin dalla sua costituzione, che risale al 1972, l' obiettivo di un'armonica collaborazione fra Associazioni, Enti locali e Soprintendenze.

Tale assunto è stato sempre ben presente in ogni momento della programmazione e realizzazione di attività didattiche ed operative, ma si è troppo spesso scontrato con realtà scoraggianti e negative. Non è questa la sede, ovviamente, per analizzare ed approfondire situazioni fin troppo note e più di una volta stigmatizzate, ma senza dubbio esse hanno avuto una grande parte nella mancata realizzazione di un clima operativo sereno e fattivo.

Il mancato innesco di collaborazioni serie e durature fra l'associazionismo locale di settore, l'ente comunale e le Soprintendenze competenti ha provocato una attenuazione della vocazione municipale alla valorizzazione del patrimonio archeologico, già troppo timidamente espressa, che si è tradotta nel mancato impegno civico alla conservazione ed allo spazio museale cittadino.

Sostanzialmente si è mancato un appuntamento importante, che doveva trovarci compatti, almeno a livello locale, dove, per contro, si sono verificati casi vergognosi di vandalismo archeologico che non possono non aver segnato permanentemente i rapporti di fiducia che costituiscono la base necessaria per le collaborazioni del tipo che si auspicava.

Uno dei temi che strettamente si lega ai recuperi , ai restauri, ed alla gestione del patrimonio archeologico cittadino è quindi anche quello dell'ambiente culturale, dell' associazionismo e dell' ente locale che hanno fallito il loro ruolo comune di catalizzatori della vocazione vercellese alla tutela.

Sull' altro versante occorre inoltre prendere atto di una notevole, oggettiva difficoltà a trovare nelle Soprintendenze regionali interlocutori sempre disponibili al dialogo costruttivo ed alieni da eccessivo centralismo.

Si dovrà quindi tener conto di questo giudizio, globalmente negativo, nel valutare le concrete situazioni di malessere che attualmente si riscontrano a Vercelli, dove non si realizza un armonico legame fra momenti associativi e propositivi, Comune, Soprintendenze.

Le responsabilità sono molte e sarebbe comunque difficile evidenziarle, sono inoltre assai complicati i nessi che legano la gestione del centro storico e, quindi anche del patrimonio archeologico, agli ambienti politici e imprenditoriali, tanto da poter legittimamente presumere che molte delle situazioni particolarmente negative che hanno caratterizzato la nostra città non si siano verificate per caso.

Tutto ciò spiega inoltre il ritiro del nostro Gruppo dalla linea dello scontro, dove ci siamo trovati a battagliare, certo in buona fede, per cause non sempre pienamente condivisibili, scegliendo infine,per il nostro futuro, l'autonomia e la pace della ricerca sul campo.

 

Ambiente urbano: connotazione dell'immagine della città.

 

Penso che molti saranno d'accordo se definiremo l'attuale situazione del centro storico vercellese una situazione negativa. Parecchie considerazioni si potrebbero fare, infatti, sui vari aspetti : sul verde pubblico, sull'arredo urbano, ma, soprattutto, occorre mettere a fuoco l'enorme possibile valenza storica, architettonica ed archeologica del tessuto vercellese.

Ovviamente questa valutazione potrà apparire esorbitante a chi non abbia ben presenti tutte le potenziali risorse che gli inconsulti abbattimenti, le pianificazioni moderniste, i riattamenti che in qualche modo hanno segnato la città nel nostro secolo e nei precedenti non hanno esaurito. Per questo ritengo, e spero di non essere il solo, che Vercelli conservi intatto un grande patrimonio: negli edifici medievali e rinascimentali solo superficialmente rivisitati nel secolo scorso da interventi di ristrutturazione, nel sottosuolo ricco di emergenze, nei monumenti noti che abbisognano di immediate cure.

Purtroppo molte e recenti modificazioni dell'antico assetto urbano medievale hanno segnato permanentemente l'immagine del nostro centro storico ed i guasti rischiano di dilagare da tali zone, "modernizzate" anche recentemente con l'intento di dare ordine e pulizia ad alcune aree della città considerate irrecuperabili.

Ciò è avvenuto alla fine del secolo scorso con l'abbattimento del passaggio di Rialto, con la trasformazione della chiesa di S. Marco e, nel nostro secolo, con il risanamento della "furia", con l'abbattimento delle strutture dell'antico ospedale e delle case di via Cavour, per citare solo alcuni casi, fra i più ecclatanti.

Denominatore comune di tali erronei comportamenti è stata soprattutto, a mio avviso, la mancanza di conoscenza e certamente la sottovalutazione del patrimonio architettonico vercellese, posto a confronto con realtà italiane di ben maggiore risonanza.

Molti sono stati gli interventi di restauro, in alcuni casi provvidenziali : il S. Andrea, la casa Tizzoni, la casa Centori, la casa Alciati, ma non inseriti in un organico e complessivo studio per il recupero di realtà minori, ma di pari rilevanza nella connotazione del centro storico. Si è trattato cumunque di un fenomeno nazionale che sarebbe inutile rimpiangere. L'errore di considerare secondarie realtà come quelle di via Cavour, rischia però di perpetuarsi, con conseguenze devastanti, attraverso lo strumento dell' ordinaria manutenzione di edifici sconosciuti sotto il profilo storico, architettonico ed archeologico.

Ben più grave e colpevole è stata l'incuria nella gestione del patrimonio archeologico, strettamente connesso alle presenze medievali e rinascimentali ed alle sopravvivenze di epoca romana nel tessuto urbano.

 

Conoscenza e pianificazione, tutela e conservazione, museo e territorio: proposte operative.

 

L'archeologia vercellese è stata fin dal secolo scorso fortemente penalizzata da un passivo atteggiamento municipale. Fatta eccezione per alcuni interventi isolati, determinati dalla volontà lungimirante del padre Bruzza e dai pochi suoi locali estimatori, il Comune di Vercelli scelse di subire la presenza nel sottosuolo dei resti della città romana, considerandoli come temporanei ostacoli alla modernizzazione. Fondò, e successivamente abbandonò al proprio destino, istituti che fecero di Vercelli, per il breve volgere di un decennio, un esempio lungimirante di tutela municipale. Il Museo lapidario Bruzza, con annesse raccolte archeologiche, e la Commissione archeologica municipale rappresentano infatti tuttora gli unici impegni comunali nella tutela e conservazione archeologica.

Se si considera, inoltre, come relativamente recente sia l'attenzione scientifica ai depositi medievali e rinascimentali in quanto parti essenziali della lettura storica di un sito urbano, si potrà stimare convenientemente la perdita definitiva di alcune realtà architettoniche ed archeologiche cittadine negli ultimi cento anni.

La sorveglianza da parte della Soprintendenza archeologica piemontese all' attività cantieristica è da qualche anno capillare e puntuale e frutto di un accordo operativo rigidamente osservato dagli uffici comunali competenti.

Su questo fronte si osserva quindi un netto miglioramento rispetto alla dannosa politica precedentemente attuata.

Le continue emergenze di strutture e materiali propongono, in varia misura e sotto diverse angolazioni, situazioni ancora da gestire a livello locale per una piena valorizzazione del centro storico e delle sue valenze archeologiche. Sembra ormai venuto il momento di domandarci quali strumenti, oltre a quelli istituzionali di pronto intervento, servano per inserire queste emergenze isolate in un organico progetto di conoscenza, pianificazione e conservazione del territorio urbano e quindi di fruizione , di immagine, di vocazione.

Ricorderei a questo punto agli esperti in materia archeologica che la grande carenza di conoscenza e di certezze che circonda ancora la forma urbana di epoca romana e alto-medievale non si recupererà se non attraverso una politica di gestione del suolo che ha avuto come sede istituzionale nel nostro Paese il Seminario interdisciplinare "Archeologia e pianificazione dei centri abitati", tenutosi nel 1978 (1).

Sottolineo inoltre come la Regione Lombardia sia un esempio di lungimirante impegno in questo campo con un primo lavoro di valutazione dei depositi archeologici e inventario dei vincoli riguardante i maggiori centri regionali (2).

Esistono quindi le premesse per una rivalutazione complessiva dell'archeologia vercellese nell'ottica della tutela, della creazione di strumenti operativi, della valorizzazione, e si deve rilevare un notevole attardamento della Regione Piemonte nell'azione di tutela territoriale.

Un altro aspetto della questione vercellese, forse di carattere più generale, è la mancanza di strutture museali civiche, o , in alternativa, la mancata presenza civica nella conservazione delle raccolte archeologiche del Leone, in gran parte tuttora di proprietà comunale. Questo dato di fatto, solo apparentemente marginale, rischia di allontanare ancor più l'interesse municipale dalla vocazione conservativa, ed il museo dal territorio e dalla ricerca sul territorio, fossilizzando la situazione nell'attuale stallo, in cui la municipalità appare totalmente assente ed apatica di fronte alle necessità della valorizzazione e protezione archeologica ed anche di fronte alle necessità del museo.

Si viene pertanto a creare la condizione per una gestione "torinocentrica" del patrimonio archeologico, storico e storico artistico locale, che non eviteremmo certo con il semplice distaccamento a Vercelli di uffici centrali, se non viene prima radicalmente mutato l'atteggiamento politico dell' amministrazione comunale dall' attuale pressochè totale passività ad un'attività di pianificazione autonoma, ma coordinata e responsabile.

Molti rischi si corrono nelle aree di S. Stefano "de civitate" e nella grande ristrutturazione del castello sabaudo, le cui strutture insistono probabilmente su segmenti inesplorati della "domus" di S. Stefano. Altre questioni aperte sono quelle legate al destino della cascina S. Bartolomeo e dei resti della chiesa che non hanno trovato una riparatrice sistemazione. Sarebbe quindi il momento di interpellare a fondo il Comune sulle proprie intenzioni in questo campo, almeno per quanto attiene a proprietà comunali, automaticamente vincolate. Da parte nostra crediamo di poter individuare un "pacchetto" di proposte operative che sono sostanzialmente già state avanzate singolarmente negli ultimi quindici anni e che non si sono mai potute realizzate. Esse a nostro avviso rappresentano tuttora interventi oppotuni e necessari per l'archeologia vercellese.

In sintesi le proposte che noi avanziamo, strettamente interdipendenti, si possono sintetizzatre nei seguenti punti:

1- Archeologo municipale in organico

2- Carta archeologica, carta dei vincoli e dei rischi

3- Commissione archeologica municipale

4- Spazi museali civici, al Leone o in altre sedi.

In questi punti, considerati separatamente e complessivamente come inneschi di un generale processo di adeguamento, coesistono i presupposti per una fattiva vocazione comunale,ampi spazi per le Associazioni di settore, luoghi di mediazione e di discussione con gli Uffici centrali, spazi per la conservazione del patrimonio, troppe volte esportato in questi ultimi anni e purtroppo ignorato da parte municipale.

Sul "museo negato", che la città non ha voluto,molto si potrebbe dire enumerando materiali preziosi e documentazioni insostituibili che ne compongono il catalogo immaginario, mi preme solo sottolineare che anche questa scelta, perchè di scelta si è trattato, sostanzia la mancanza di volontà e di vocazione municipale che il Gruppo Archeologico Vercellese pone al centro della problematica sulla tutela e valorizzazione del patrimonio archeologico e del centro storico vercellesi.

I quattro punti che proponiamo e sui quali invitiamo a riflettere, non rappresentano certo la soluzione di tutti i problemi, non saranno certo graditi agli ambienti torinesi, ma rappresentano quanto la città può fare per tornare a giocare un ruolo attivo nella gestione del patrimonio archeologico locale.

Quelle vocazioni turistiche e culturali cui la città sembra tendere e che non potrà sostanziare senza maggiore cultura nella propria immagine, nell'ambiente urbano, nel modo di considerare il proprio passato e di gestirne le sopravvivenze, devono trovare un adeguato impegno civico nel settore archeologico e conservativo.

L'alternativa sarà subire il dirigismo torinese, l'espatrio dei materiali, il coordinamento centralizzato dei dati, e la mancanza di valorizzazione e fruizione locale del patrimonio.

Questi interrogativi soprattutto ci preoccupano, considerando come l'azione di scavo e di ricerca, per esempio degli ambienti tardo-repubblicani della "domus" di S. Stefano, non abbia mai, in questi anni, trovato sedi locali di divulgazione, così come in molti altri casi è avvenuto.

E questo soprattutto è preoccupante, il constatare quanto poco appaghi questa archeologia dell' intervento di emergenza e quanto poco si rivolga ai vercellesi alla quale appartiene.

In questo campo resta molto da fare, segnatamente da parte municipale.

 

 

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1-Cfr. "Archeologia Medievale",VI, Firenze, 1979.

2-Cfr. AA.VV., "Archeologia urbana in Lombardia. Valutazione dei depositi archeologici ed inventario dei vincoli", Modena, 1988.