Località fortificate

della

Provincia di Vercelli

(C)

 
 

I testi qui raccolti sono tratti dai volumi: Luoghi fortificati fra Dora Baltea, Sesia e Po. Atlante aerofotografico dell'architettura fortificata sopravvissuta e dei siti abbandonati. La presente edizione è liberamente scaricabile per uso privato, ogni altra utilizzazione a carattere pubblico, dell'intero testo o di parti di esso, comprese le illustrazioni, deve essere preventivamente autorizzata.

archeovercelli.it

 
 

Comune di Lenta

Lenta [26]

Tipo: monastero fortificato.

Localizzazione: comune di Lenta. Angolo sud-est del centro abitato.

Superficie: 5000 mq.

Attestazione: 1178 (Panero 1985, p. 27).

Un documento (Ferraris 1984, p. 619) di investitura del feudo,castello e villa, di Lenta a Palatino Avogadro, da parte di Ottone di Biandrate, attesta che il luogo era già fortificato nel 1178. La particolarità del castello di Lenta consiste nell'essere stato un "nucleo difeso" la cui porzione signorile è il monastero femminile benedettino di S. Pietro, fondato nella prima metà del XII secolo (Viglino Davico 1979, p. 65). Verso la metà del Duecento è attestata la presenza di un castello che racchiudeva anche una parte dell'abitato (Ordano 1985, p. 153), per cui alcuni uomini di Lenta potevano essere denominati de castro. Ma anche il borgo doveva essere murato e circondato da fossato nel secolo XIII, essendo anche Lenta compresa fra le località fortificate che gli statuti del Comune di Vercelli imponevano fossero conservate in efficienza. Il convento benedettino ebbe giurisdizione sul castello, così come anche gli Arborio ebbero dominio sul luogo. Nel 1404 i signori laici giurarono fedeltà ai Savoia, le monache al Marchese del Monferrato, sottolineando la permanenza della divisione delle rispettive giurisdizioni. Con la traslazione del convento a Vercelli, nel 1570, iniziò forse la decadenza del complesso del castello (Conti 1977, pp. 160-161). Lo stato dei fabbricati è oggi assai compromesso. Il lato orientale è il meglio conservato con una torre quadra, alcune finestre nel muraglione e una torretta, pure quadrangolare (Ordano 1985 pp. 155-156). Resti di merlature bifide sono visibili lungo il lato settentrionale e un cortile interno mostra tuttora decorazioni quattrocentesche in cotto ed affreschi in cattivo stato di conservazione.

Comune di Ghislarengo

Ghislarengo [27]

Tipo: castello.

Localizzazione: comune di Ghislarengo, nel centro abitato.

Superficie: 1100 mq.

Attestazione: secolo XIII (Ordano 1985, p. 139).

Antico feudo della Chiesa di Vercelli, l'abitato di Ghislarengo venne investito ai Bordonale e passò al Comune di Vercelli nel XIII secolo, nel 1335 passò sotto la giurisdizione dei Visconti. Ebbero ragioni su Ghislarengo anche i Rovasenda, il monastero di Castelletto Cervo e il monastero di Lenta, il quale divenne il maggior proprietario del luogo dopo il 1284, anno in cui i Bordonale trasmisero i lori diritti al cenobio femminile. Nel secolo XIII il Comune di Vercelli imponeva la conservazione dei fossati e degli spalti che, come in altri luoghi vicini, dovevano cingere l'abitato. Attorno alla metà del XIV secolo a Ghislarengo esisteva certamente un castello circondato da fossato, del quale fa menzione un documento del 1350 (Ordano 1966). Alcune mappe del '600 e '700, quando ormai il luogo era parte del marchesato di Gattinara, mostrano lo stato delle fortificazioni in quei secoli, disposte su di un leggero rialzo con pianta rettangolare. Alcuni tratti del lato meridionale del muro di cinta sono ancora visibili. Agli angoli erano poste quattro piccole torri cilindriche delle quali solo una sopravvive, sebbene assai rimaneggiata, nell'angolo sud-ovest. Tutto il perimetro era circondato da fossato e l'accesso era assicurato da una torre porta con ponte levatoio. All'interno, verso occidente, esisteva il palazzo marchionale, costruito probabilmente sulla preesistente rocca (Ordano 1985, p. 140; Viglino Davico 1979, p. 64) e lungo il muro e al centro erano le case e i magazzini. La chiesa parrocchiale, ampliamento seicentesco dell'antica chiesetta castrense, era racchiusa nel perimetro con l'area cimiteriale, occupante buona parte della zona settentrionale. Il campanile sarebbe stato costruito sui resti di una massiccia torre quadrangolare (Cenisio 1957, p. 33; Ordano 1966). Il complesso è interpretabile come castrum, suddiviso all'interno in due parti distinte, pertinenti alla comunità e al feudatario (Viglino Davico 1979, p. 64). Lo stato di conservazione non appare adeguato e il sopravvissuto è ormai compromesso da vari interventi urbanistici di sostituzione.

Comune di Arborio

Arborio [28]

Tipo: castello.

Localizzazione: comune di Arborio, nel centro abitato.

Superficie: 5000 mq.

Attestazione: 1224 (Ordano 1985, p. 64).

Arborio, feudo della Chiesa vercellese, poi dei conti di Biandrate, verso la fine del XII secolo passò al Comune di Vercelli. I signori di Arborio presero parte, infatti, alle lotte civili comunali a fianco degli Avogadro. Verso la fine del dominio visconteo, nel 1357, il castello venne espugnato e saccheggiato essendo il luogo passato alla giurisdizione dei Savoia (Avonto 1984, p. 88). Il castello è ricordato per la prima volta nel 1224 e nello stesso periodo il Comune di Vercelli imponeva alla comunità la manutenzione degli spalti e dei fossati. Nel XV secolo è documentata un'area maggiormente fortificata all'interno del perimetro del castrum, detta rocha castri (Ordano 1985, p. 64). Nonostante le devastazioni subite ad opera del Marchese del Monferrato, dagli Spagnoli e dai Francese, la struttura è ancora leggibile. La pianta doveva essere rettangolare, del recinto sono ancora visibili i ruderi di un poderoso muro di cinta e di una torre angolare a pianta circolare (Ordano 1966). Nella zona più elevata sorge l'antica rocca che rivela alcune delle sue strutture originarie: tratti di merlatura a coda di rondine e tre finestre a sesto acuto, contornate da cornici in cotto (Conti 1977, p. 135). Del complesso rimangono pure alcune case di indubbia origine medievale (Cenisio 1957, p. 49), alquanto rimaneggiate. La torre porta, inglobata in un fabbricato, era al centro del lato occidentale (Viglino Davico 1979, p. 63). Agli elementi più antichi, del XIV secolo, si sovrappongono, nelle cortine, strutture frutto delle riedificazioni del secolo successivo, rappresentate dal paramento esterno in mattoni, con cornici in cotto e merlatura di colmo, ormai non più identificabile. Per alcuni aspetti di carattere giuridico il castrum di Arborio sembrerebbe di appartenenza signorile e non comunitaria, anche se il tessuto urbanistico non lo diversifica dagli altri ricetti della zona (Viglino Davico 1979, p. 63). La conservazione degli edifici medievali e degli elementi fortificati residui non appare adeguata, in alcuni casi è del tutto insufficiente.

Comune di Greggio

Greggio [29]

Tipo: castello.

Localizzazione: comune di Greggio, nel centro abitato.

Superficie: 4500 mq.

Attestazione: 1125 (Panero 1985, p. 27).

Un documento del 1125 (Ferraris 1984, p. 17) ricorda l'acquisto del castello di Greggio da parte dell' Abbazia di Sannazzaro, che si vuole sia stata fondatrice del borgo (Cenisio 1957, p. 51) e, comunque, ad esso strettamente legata. Nel secolo XIII la parrocchia di Greggio era, infatti, di patronato dell'Abbazia benedettina (Ordano 1966). Feudo della Chiesa di Vercelli nei secoli X-XI, passò ai Biandrate e da questi al Comune di Vercelli che, nel XIII secolo, &laqno;impose l'obbligo della manutenzione del fossato e degli spalti» (Ordano 1966), attestando la presenza di una prima forma di fortificazione del luogo. L'abitato era difeso da un castrum a forma trapezia con torri angolari (Viglino Davico 1979, p. 64). Appare dubbio che le due torri cilindriche e il muro fra esse compreso rappresentino avanzi di tali fortificazioni (Conti 1977, p. 159; Viglino Davico 1979, p. 65; Ordano 1985, p. 146). All'interno del perimetro era la "casa del ricetto", attualmente adibita ad uso agricolo, che conserva interessanti strutture medievali. Il castello, che sorgeva verso nord-ovest e che doveva comunicare con il castrum, è stato completamente demolito e parti delle sue mura &laqno;sono emerse recentemente, in occasione di lavori di sistemazione del terreno» (Ordano 1985, p. 146). La leggibilità del complesso sembra piuttosto compromessa, lo stato di conservazione dei pochi elementi medievali superstiti è discreta.

Comune di Albano

Albano [30]

Tipo: castello.

Localizzazione: fuori dell'abitato di Albano, in direzione della Sesia.

Superficie: 3000 mq.

Attestazione: secolo XIV (Ordano 1985, p. 53).

Il luogo fu, in antico, feudo della Chiesa di Vercelli, successivamente dei conti di Biandrate fino al 1179, quando, per la politica di controllo della strada per la Valsesia, passò al Comune di Vercelli che ne concesse l'investitura a molte importanti famiglie, fra le quali quelle degli Avogadro e dei Tizzoni. "Quando Albano si trovava sotto la dominazione del Comune di Vercelli era certamente circondato da uno spalto e da un fossato, lungo il quale venivano piantati cespugli spinosi" (Ordano1966). Nel secolo XIV dovette svilupparsi un vero e proprio castello di cui si scorgono ancora le merlature a coda di rondine inglobate nelle opere murarie di sopraelevazione, probabilmente del secolo XV, fatte eseguire da Uberto di Albano (Ordano 1966). Secondo alcuni studiosi (Cenisio 1957, p. 63) il castello attuale sarebbe stato costruito sulla pianta di un più antico abitato fortificato, ma altre considerazioni (Conti 1977, p. 134; Avonto 1980, p. 80) fanno ritenere tale fatto poco probabile. Alcune altre notizie sullo stato del fabbricato nel 1671 (Rosso 1986, pp. 25-26), e in particolare l'esistenza di case rovinate fuori dal castello &laqno;verso mattina», potrebbero attestare l'esistenza di un abitato a ridosso del perimetro fortificato. Anche il Conti (Conti 1977, p. 134) intravede nelle murature delle case ad un centinaio di metri ad occidente del castello le particolari strutture delle cellule tipiche dei ricetti della zona; e la Viglino Davico (Viglino Davico 1979, p. 62) afferma la presenza di murature medievali nella zona orientale dell'abitato, prossima al castello. L'esistenza di un ricetto, allo stato attuale delle conoscenze, non è però documentabile. Il muro di cinta del giardino è di recente costruzione. Dell'antico castello restano il torrione d'ingresso a pianta quadrata con garitta cilindrica, datato intorno alla metà del XV secolo, e alcuni tratti delle cortine. Lo stato di conservazione di quanto rimane appare complessivamente soddisfacente.

Comune di Oldenico

Oldenico [31]

Tipo: castello.

Localizzazione: comune di Oldenico, nella zona orientale dell'abitato.

Superficie: 1000 mq.

Attestazione: secolo XIII (Ordano 1966).

Feudo dei Biandrate, situato in posizione strategica, Oldenico passò al Comune di Vercelli che "si preoccupòdi mantenere efficienti i fossati e gli spalti" (Ordano, 1985, p. 187). Alcune supposizioni intorno alla presenza di un abitato fortificato sembrano fondarsi sulla presenza di strutture medievali in alcune case del paese (Cenisio 1957, pp. 74-75) e sulla persistenza del toponimo "torrazza", che potrebbe ricordare una torre o la stessa torre d'ingresso al perimetro (Ordano 1985, p. 188). I resti del castello costituiscono, sebbene malridotti, gli elementi certi e di maggiore interesse (Conti 1977, p. 171). Il complesso era circondato da fossato, sono visibili i resti del cortile interno e di una torre quadrangolare con base scarpata (Ordano 1985, p. 188). L'importanza strategica del luogo e le numerose vicende belliche, culminate nella guerra franco-spagnola della prima metà del Cinquecento, determinarono gravissimi danni e demolizioni delle fortificazioni, compromettendone l'importanza militare e provocandone il rapido decadimento. L'attuale stato di conservazione del castello non appare adeguato, l'edificio ha subìto, infatti, anche recentemente, notevoli e deturpanti manomissioni.

Comune di Cascine S. Giacomo

Cascine S. Giacomo [32]

Tipo: torre (castello?).

Localizzazione: comune di S. Giacomo Vercellese. Su di un leggero rialzo nel centro del paese.

Superficie: non determinabile.

Attestazione: anteriore sec. XV (Ordano 1966).

Riferisce l'Ordano (Ordano 1966) che il paese ha probabilmente tratto il nome dalla chiesetta dedicata a S. Giacomo, un tempo attorniata da un gruppo di cascinali, "in un registro del 1440 infatti si fa cenno ad una Ecclesia S. Iacobi de Cassinis". Ma la località è attestata fin dal XIII secolo (Panero 1985, p. 22). La zona "castellone", leggermente elevata, si trova in prossimità della chiesa, ivi sono presenti una muraglia ad angolo che giunge ad un'altezza di tre metri e mezzo con spessore di circa un metro e un tratto dello stesso muro, emergente a livello del terreno (Ordano 1985, p. 254). Le caratteristiche della costruzione fanno supporre che la fortificazione possa essere datata ad epoca assai anteriore al XV secolo (Ordano 1966). La fotografia aerea permette di evidenziare, oltre alla recente costruzione di un edificio all'interno della struttura ad angolo, la probabile esistenza di un recinto, di cui la chiesa poteva in origine far parte. Essa è stata ricostruita e ingrandita certamente dopo la metà del secolo scorso, poiché il Dionisotti ne descrive ancora il cattivo stato (Dionisotti 1861, p.56) e ricorda che il luogo "era dipendente dalla castellata di Buronzo".

Comune di Rovasenda

Rovasenda [33]

Tipo: castello.

Localizzazione: comune di Rovasenda. Su di un colle a sud del centro abitato.

Superficie: 2500 mq.

Attestazione: 1170 (?) (Panero 1985, p. 27)

Le parti più antiche del castello risalgono al XII secolo (Conti 1977, p. 73; Ordano 1985, p. 219) e il recinto, originariamente, doveva comprendere una porzione di abitato e la chiesa, la cui costruzione risale alla stessa epoca (Viglino Davico 1979, p. 65). Le vicende architettoniche della fortificazione furono oggetto di uno studio del Baudi di Vesme (Baudi di Vesme 1903), frutto della scuola "archeologica" in auge all'inizio del secolo (Settia 1984 c, p. 23), e quindi abbastanza ben conosciute. Prima della costruzione del castello, dovuta ad un Alberto di Rovasenda, appartenente ad un ramo dei Biandrate, signore del luogo nel 1170, l'abitato doveva trovarsi alcuni chilometri più a nord (Avonto 1980, p. 125). Dopo la costruzione del mastio, della rocca signorile e della cinta muraria, risalenti al XII-XIII secolo, fu aggiunta una seconda cortina che delimitava una vasta area adibita a fortificazione collettiva e comprendente la chiesa, intitolata a S. Maria Assunta. Il successivo ampliamento della rocca signorile, avvenuto verso la metà del XV secolo, provocò la riduzione dell'area adibita ad abitazioni. Venne eretta l'altissima torre quadrata, che si è conservata praticamente intatta, nonostante il fulmine che la colpì nel XVIII secolo ne avesse seriamente danneggiato il lato occidentale. Contemporaneamente alla torre, Antonio di Rovasenda, cui sono dovuti gli ampliamenti, fece costruire, sul lato settentrionale, una nuova ala fortificata ad essa attigua. "Nel XVII secolo furono demolite le cortine e, dopo il 1743, anche il vecchio mastio quadrato che s'innalzava al centro del castello. Parimenti è stato colmato il fossato e sono state abbattute altre ragguardevoli opere di architettura militare" (Ordano 1966). Nonostante i notevoli rimaneggiamenti, il complesso di Rovasenda costituisce uno degli esempi meglio conservati di architettura fortificata del Vercellese. Il lato meridionale mostra ancora i pregevoli particolari costruttivi dei beccatelli in pietra e delle dentellature in cotto, e la torre, recentemente restaurata, è indubbiamente la più notevole costruzione del genere che si possa vedere nel nostro territorio.

Comune di Villarboit

Monformoso [34]

Tipo: castello.

Localizzazione: comune di Villarboit. Località Cascina Monformoso, ad ovest di Villarboit, in direzione di Balocco.

Superficie: 1500 mq.

Attestazione: 1561, ma certamente anteriore (Sommo 1984, p.53).

Del castello di Monformoso non resta più nulla in elevato. Solo la forma del colle su cui sorse e le tracce delle murature perimetrali visibili dall'alto, in particolari condizioni stagionali e vegetazionali, possono, con l'aiuto dei rari documenti d'archivio, fornire i dati per ricostruirne induttivamente l'aspetto e la forma. Il luogo di Monformoso pare fosse, nel XII secolo, possesso di un ramo dei Biandrate che aveva assunto il predicato &laqno;di Monformoso», successivamente, nel 1170, la giurisdizione sarebbe passata agli Avogadro (Sommo 1984, p. 52). è solo nel testo del documento di investitura del castrum, villam et districtum Montisformosi al Tommaso Langosco, conte di Stroppiana, del 1561, che è fatta esplicita menzione di una fortificazione, anche se vari indizi permettono di supporne l'esistenza fin dal XIII secolo. Fu proprio il Langosco che, acquistando i diritti su Monformoso e Villarboit per bonificare i terreni mediante la derivazione di un canale, provocò il graduale abbandono del castello e del borgo di Monformoso, privilegiando il vicino centro di Villarboit quale sede del nuovo tenimento. La lenta decadenza del luogo di Monformoso e del suo castello, al quale probabilmente si affiancava un piccolo borgo (Ferreri Sommo, 1984, p. 92), proseguì nel tempo fino al XIX secolo. Un documento del 1770 (Sommo 1984, p. 59, nota 85; Coppo d'Inverno 1982, p. 72, tav. X) mostra le rovine del castello che, verso la fine del secolo successivo, saranno completamente spogliate per recuperare terreni adatti al bosco ceduo. Il contorno del corpo di fabbrica è, infatti, ancora visibile in un rilevamento della zona del 1859 (Sommo 1984, p. 59, nota 86, fig. a p. 60). A nord del castello, separato da una via di accesso tagliata nell'altura, doveva essere dislocato il piccolo borgo fortificato, costituito da abitazioni disposte ordinatamente lungo un asse viario centrale. Dalle arature in tale area sono emersi frammenti di ceramiche databili dalla metà del XV al XVII secolo (Ferreri Sommo 1984, p. 94 sgg.). Il tracciamento del canale Cavour ha infine intaccato l'integrità del supposto perimetro del borgo, e l'autostrada Torino-Milano, poco più a nord, ha sfiorato il luogo in cui era ubicata l'antica parrocchiale, dedicata a S. Andrea, frazionando ulteriormente l'integrità dell'antico distretto. Se si fosse conservato fino ad oggi il castello di Monformoso sarebbe probabilmente confrontabile, per dimensioni e dislocazione, con i piccoli edifici di Castelletto Cervo e Mottalciata, costituiti da unico fabbricato raccolto intorno ad una piccola corte. Il mastio doveva essere collocato presso l'ingresso del recinto, in posizione avanzata, e collegato con l'abitazione signorile. Attualmente il sito presenta un notevole interesse archeologico. L'aerofotografia, eseguita nel più favorevole momento stagionale, mostra con chiarezza la conformazione artificiale dell'altura e la traccia dei muri perimetrali, la cui presenza influenza lo sviluppo del bosco. Nessuna evidenza significativa appare, invece, nell'aerea del borgo, dove le tracce degli edifici sono rilevabili al suolo per l'abbondante presenza di ciottoli di fiume e laterizi risultanti dalle arature, nonché da sporadici frammenti di ceramiche.

Villarboit [35]

Tipo: castello.

Localizzazione: comune di Villarboit. Su di un'altura ai margini meridionali dell'abitato.

Superficie: 1400 mq.

Attestazione: XIII-XIV secolo (Ordano 1985, p. 276).

Il toponimo di Villarboit potrebbe derivare dal termine villare congiunto al nome personale bloti, successivamente evoluto in boit (Sommo 1984, p. 63, nota 27). è infatti attestato, in territorio della curia di Formigliana, un bioto, conduttore di terre, che compare nei documenti della fine del XII secolo. Sul luogo ebbero giurisdizione gli Avogadro, i Raimondi e i Rovasenda, fino all'investitura di Emanuele Filiberto che concesse, nel 1561, la signoria di Villarboit e Monformoso al cancelliere Giovan Tommaso Langosco. Il borgo e il castello, che dovevano avere sofferto notevoli danni e un accentuato spopolamento fra XV e XVI secolo, divennero il centro del grande tenimento agricolo comprendente i due feudi accorpati. Il castello, già probabilmente in cattivo stato, fu trasformato in modesta residenza signorile di campagna. Nel 1740 la signoria passò ai Falletti di Barolo, nel 1867 ai Solaroli (Ordano 1985, p. 278). Lo stato di conservazione del castello è mediocre. La torre, costruita forse prima del XIV secolo (Ordano 1985, p. 278), ne rappresenta la parte più antica. Il loggiato è evidentemente frutto di una aggiunta tarda. Resti di merlature, inglobate nelle sopraelevazioni dei muri, e risalenti al XIV secolo, sono visibili nei lati settentrionale, occidentale e orientale del complesso. La chiesa parrocchiale, malauguratamente atterrata nel 1971, di antica costruzione e dipendente da quella di Balocco nel XII secolo, era situata di fronte al castello nell'area occupata dalla piazza attuale. Essa, trovandosi sul medesimo rialzo del castello, "deve presumersi fosse compresa nella cerchia delle mura" (Cenisio 1957, p. 57).

Busonengo [201]

Tipo: castello (?).

Localizzazione: Comune di Villarboit, frazione Busonengo, sulla riva destra del Cervo.

Superficie: non determinabile.

Attestazione: non attestato.

La località è citata nei documenti dal 1023 (Panero 1985, p. 13). Il toponimo presenta la tipica desinenza in -engo, considerata di origine germanica. Le terre di Busonengo erano, probabilmente già dalla fine del XII secolo, sotto la giurisdizione degli Avogadro ed anteriormente, con ogni probabilità, della Chiesa vercellese. I possessi degli Avogadro a Busonengo sono ricordati nell'atto di divisione dei beni di Ruffino Avogadro di Collobiano fra i due figli del 1265; queste terre, insieme a molte altre, toccarono a Giovanni Avogadro di Collobiano (Avonto 1980, p. 362). La chiesa di S. Cristoforo è ricordata in un atto del 1259 riferito dal Dionisotti, che accenna pure alla presenza di un castello nel luogo. La parrocchiale, dedicata a S. Giacomo, dipendeva dalla chiesa di Collobiano. La comunità di Busonengo, autonoma nel secolo XVII, nel 1701 fu unita a Villarboit (Dionisotti 1898, p. 65). Il piccolissimo abitato, situato sulla strada Vercelli-Biella, è costituito principalmente da fabbricati agricoli, fra i quali è un edificio, situato presso la chiesa, che ingloba una struttura a forma di torre. Essa presenta, sia all'esterno che all'interno, una grande porta ad arco, posteriormente murata, che dava accesso ad una grande corte. Si tratta dell'unica traccia riferibile ad un edificio fortificato. L'interesse del sito è quindi soprattutto di tipo archeologico.

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