Località fortificate
della
Provincia di Vercelli
Per un inventario dei siti fortificati
La fotografia aerea obliqua come mezzo di documentazione
Le fonti bibliografiche e archivistiche
Confini dell'area territoriale
Confini comunali dell'attuale Provincia di Vercelli
I testi qui raccolti sono tratti dai volumi: Luoghi fortificati fra Dora Baltea, Sesia e Po. Atlante aerofotografico dell'architettura fortificata sopravvissuta e dei siti abbandonati. La presente edizione è liberamente scaricabile per uso privato, ogni altra utilizzazione a carattere pubblico, dell'intero testo o di parti di esso, comprese le illustrazioni, deve essere preventivamente autorizzata.
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SCOPI, METODO E LIMITI DELL'INVENTARIO
[tratto da: AA. VV. (a cura di G. Sommo) - Luoghi fortificati fra Dora Baltea, Sesia e Po. Atlante aerofotografico dell'architettura fortificata sopravvissuta e dei siti abbandonati. I -Valsesia-alto Vercellese, 1991, il testo riguarda la presentazione del lavoro complessivo di inventario dei siti pertinenti il territorio dell'antico comune medievale vercellese, che si estendeva nelle odierne provincie di Vercelli e Biella, con propaggini in provincia di Novara, Pavia, Alessandria e Torino]
Per un inventario dei siti fortificati
Il superamento della fase romantica nello studio dei castelli e dei luoghi fortificati (Settia 1984 c) ha dato luogo, anche in Piemonte, (Carità 1984; Gareri Caniati 1984; Cortelazzo Micheletto 1985; AA.VV. 1988; AA. VV. 1989; Cerrato Cortelazzo Micheletto 1990; Pantò 1990 a; Pantò 1990 b, ad es.) ad una serie di interventi di ricerca archeologica tendenti ad identificare i siti fortificati come luoghi in cui si stratificano le vicende di quelle piccole unità territoriali che rappresentarono per secoli il tessuto dell'economia, del popolamento e del paesaggio agrario, del quale spesso ancora oggi costituiscono l'elemento connotativo saliente.
è pertanto nella nuova ottica di studio degli insediamenti e della storia del territorio (De Boüard 1984) che trova giustificazione l'esigenza di sintesi documentarie riferite ad aree storicamente omogenee, nelle quali siano prevalenti gli aspetti topografici e morfologici per una visione complessiva della distribuzione, della morfologia e della densità dei siti. Solitamente inventari, elenchi o documentazioni territoriali pubblicate negli ultimi decenni sono state quasi esclusivamente dedicate alle strutture architettoniche conservate in elevato, anche solo a livello di rudere, in quanto dall'attenzione prevalentemente storica del secolo scorso (Settia 1984 c, pp. 13-40) si è giunti ad una forma di studio prevalentemente architettonica (Cammarosano 1984; Conti 1977; Allevi Roncai 1990), che esclude, ovviamente, i siti nei quali non siano più visibili strutture in elevato. I siti abbandonati, altrove studiati fin dal secolo scorso (De Caumont 1869) e oggetto di ricerche aeree sistematiche in Inghilterra fin dagli anni '50 (Beresford 1987), assumono particolare rilevanza ai fini dell' "archeologia del paesaggio", nella quale interagiscono discipline umanistiche, geografiche, architettoniche e naturalistiche, per un approccio globale allo studio dell'evoluzione territoriale. L'interesse archeologico, dedicato alle località anche solo attestate, e quindi al fenomeno dei luoghi fortificati nella sua globalità territoriale, risponde dunque ad una visione finalizzata alla interdisciplinarità delle ricerche e alla tutela delle stratigrafie e dei resti conservati (Mannoni 1984); esso è fortunatamente condiviso dai settori delle discipline storiche che, nelle problematiche territoriali e nelle metodologie proprie dell'archeologia, riconoscono propri strumenti di lavoro (Chevallier 1981; Panero 1985). La distribuzione e la localizzazione, gli elementi storici datanti, la morfologia generale dei manufatti e dei siti, la lettura stratigrafica degli elevati, assumono pertanto, nell'ottica di tipo archeologico, una dimensione primaria che raramente trova riscontro nelle pubblicazioni di tipo storico-araldico o architettonico. Nell'affrontare quindi l'elaborazione di un inventario aggiornato e il più possibile completo dei luoghi fortificati del territorio provinciale, si è tenuto conto del materiale fornito dalle pubblicazioni specifiche, dei lavori di carattere storico, dell' analisi della cartografia, delle emergenze di ricognizione, ben sapendo che, comunque, si manifesteranno lacune per la vastità del territorio indagato.
Il proposito del presente lavoro è, semplicemente, quello di riordinare e integrare i dati, spesso incompleti, degli inventari e elenchi precedenti e di fornire una documentazione, organizzata in forma topografica, per lo studio dell'insediamento fortificato nel nostro territorio. L'impiego della fotografia aerea, tecnica propria dell'archeologia e della pianificazione territoriale, costituisce l'unica novità di rilievo.
La fotografia aerea obliqua come mezzo di documentazione
L'uso della fotografia aerea, applicata alla ricerca sul territorio, permette una visione completa e realistica del terreno, un approccio globale e esauriente del territorio (Alvisi 1989), con una precisione di immagine e una ricchezza di particolari che nessuna carta topografica può eguagliare.
L'impiego di questa tecnica per la lettura delle effettive dimensioni dell'edificato, anche in senso tridimensionale, e come strumento di conoscenza imparziale (Pezzoli 1990) assume notevole valore per lo studio e la pianificazione territoriale.
Lavori di ricerca e di documentazione dedicati all'archeologia medievale e effettuati con il mezzo aereo (De Boüard 1975; Beresford 1987) sono generalmente molto poco diffusi o limitati ad un unico sito. Per l'area piemontese (Comoli Mandracci a. c. d. 1988; Viglino Davico 1979) compaiono solo alcuni esempi sporadici di documentazione fotografica aerea all'interno di opere generali.
Non sono, dunque, diffusi esempi di ricognizione aerofotografica effettuata in aree territoriali omogenee, fatta eccezione per i progetti dell' I. B. C. dell' Emilia-Romagna (Cervellati Foschi Venturi 1990; AA. VV. 1990 b) per il piano paesistico, per il quale sono impiegate anche fotografie aeree prospettiche, e per i programmi toscani (Cosci, 1990), che utilizzano, tuttavia, materiali aerofotografici zenitali.
Le foto aeree oblique forniscono una rappresentazione assai deformata dell'oggetto, per tale motivo sono definite anche prospettiche. Pur non prestandosi ad usi fotogrammetrici, rivelano la loro utilità nella documentazione in quanto mostrano gli oggetti da un punto di vista naturale e sono pertanto di immediata lettura (Piccarreta 1987; De Boüard 1975; AA. VV. 1980). Il progetto dell'inventario aerofotografico nacque agli inizi degli anni '80, nel periodo in cui il Gruppo Archeologico Vercellese si occupò del sito di Monformoso (Sommo 1984; Sommo 1984 b; Ferreri Sommo, 1984). L'uso della fotografia aerea permise, in quell'occasione, di mettere in luce le tracce lasciate dalle fondazioni del castello sulla cima del colle, attualmente destinato a bosco ceduo, e di effettuare alcune prime esperienze di ripresa e di documentazione, rimaste fino ad oggi inedite. La totale copertura aerofotografica di un territorio, culturalmente e storicamente omogeneo, per l'aspetto in questione non era mai stata affrontata in Piemonte, né risulta sia stata sin qui programmata. Il Gruppo Archeologico Vercellese ha pertanto intrapreso la realizzazione del progetto, particolarmente ambizioso per la vastità del territorio interessato, per il notevole numero di attestazioni e per l'alto costo del mezzo aereo, con l'intento di colmare una lacuna nella documentazione territoriale e di fornire materiale &laqno;storico» per il futuro della ricerca e per l'organizzazione della tutela, senza peraltro disporre di modelli operativi e di esperienze consolidate diverse dalla propria. Per le riprese fotografiche sono state utilizzate attrezzature amatoriali, collaboratori non professionisti e elicotteri forniti da ditte specializzate in lavoro aereo, la qualità del materiale non può essere, quindi, considerata eccellente, da un punto di vista strettamente tecnico-fotografico. Si è utilizzato, infatti , materiale per positivi a colori di media sensibilità, con obiettivi normali f. 50, fotografando attraverso lo sportellino ricavato nel plexiglass o, addirittura, asportando lo sportello prima del decollo.
Si è tuttavia preferito realizzare il programma con i limiti contingenti, privilegiando comunque gli aspetti di leggibilità architettonico-topografica dei fotogrammi, tralasciando ogni considerazione puramente estetica, artistica o di qualità che, nell'ambito del lavoro in atto, si sono dimostrate meramente sussidiarie se non del tutto fuori luogo. Non si è inteso, infatti, produrre materiale artistico, ma semplice documentazione di ricognizione. I contenuti che hanno determinato la realizzazione del progetto, con i sopraccitati limiti economici e tecnici, hanno impedito la stessa stampa accurata dei positivi, compiuta in processo di lavorazione standardizzato.
Ciò nonostante il materiale raccolto e selezionato è risultato valido per gli scopi del progetto, che, sostanzialmente, sono: documentazione dell'esistente e delle condizioni di conservazione; rappresentazione prospettica complessiva per la visione d'assieme del manufatto; inserimento nel contesto urbano e paesaggistico e grado di rispetto ambientale; segnalazione di aree di interesse archeologico medievalistico; possibilità di analisi tipologiche e morfologiche sulle strutture attualmente visibili; ipotesi su strutture non più esistenti e evidenziate, o suggerite, dal rilevamento fotografico.
Le fonti bibliografiche e archivistiche
Le opere specifiche, dedicate a zone geografiche più o meno estese, da cui sono state tratte le informazioni di base per l'elaborazione e integrazione dell'inventario, che è stato successivamente utilizzato come guida alla ricognizione aerea e terrestre, sono assai diverse fra di loro e rispecchiano vari modi di accostare lo studio dei siti fortificati. Una guida piuttosto completa, ma non esaustiva, è il volume del Centro Studi Piemontesi: "Sussidio bibliografico per lo studio degli edifici fortificati in Piemonte" (Haberstumpf 1989), edito in collaborazione con l'Istituto Italiano del castelli. Decisamente abbondante nelle segnalazioni, alcune delle quali non riscontrate, e, comunque, semplice e scarno elenco, il saggio "Edifici fortificati del Piemonte", elaborato per la Regione Piemonte dall' Istituto Italiano dei Castelli (Istituto Italiano dei Castelli s. d.); egualmente molto utile e dettagliato il lavoro della Viglino Davico dedicato ai ricetti del Piemonte, pubblicato nella stessa collana regionale (Viglino Davico 1979), nel quale compaiono due vedute aeree, di Candelo e Magnano, e dove è trattato in sintesi globale il fenomeno dei ricetti, successivamente approfondito in altri studi (Viglino Davico 1984 ad es.).
Indubbiamente utile per il materiale fotografico, per l'analisi architettonica e la sintesi bibliografica, l'inventario del Conti del Vercellese e Novarese (Conti 1977), anche se non del tutto completo e assai carente soprattutto per l'area valsesiana, inspiegabilmente trascurata, nonostante le attestazioni di indubbio interesse.
Assai aggiornato, inoltre, per la critica degli aspetti storici e per il sommario elenco ricavato, fra le altre fonti, da "Piemonte da salvare", il lavoro dell' Avonto (Avonto 1985). Per il Biellese si è rivelato di proficua consultazione, soprattutto per una sintesi topografica, il saggio del Donati "Biellese nei secoli" (Donati 1979) e i molti lavori dedicati a singoli siti, fra i quali, per il metodo di ricerca, si segnala "Il ricetto di Candelo" dell' Università di Kaiserslautern (AA.VV. 1984 b), contenente, fra l'altro, alcune schede dedicate ai ricetti biellesi, molto vicine alle nostre esigenze di documentazione topografica. Per il Vercellese, oltre al Cenisio (Cenisio 1956), risultano fondamentali i due studi dell'Ordano: &laqno;Castelli torri e antiche fortificazioni del Vercellese» e il più recente "Castelli e torri del Vercellese", che del primo riprende alcune parti (Ordano 1966; Ordano 1985). In tali lavori sono sintetizzate, insieme alle puntuali notizie storiche, molte insostituibili osservazioni dirette aventi per oggetto i particolari architettonici e costruttivi e le condizioni di conservazione.
Alcune notizie, non reperibili altrove, sono infine contenute nel fondamentale volume del Settia dedicato all'Italia Settentrionale (Settia 1984 c), corredato da un copioso indice dei luoghi, e nei numerosissimi contributi dello stesso autore che sono in gran parte in esso confluiti. Documentazioni archivistiche torinesi riguardanti il Vercellese, per noi difficilmente consultabili, sono inoltre pubblicate nel volume dedicato al Piemonte della collana di Laterza: &laqno;L'architettura popolare in Italia» (Comoli Mandracci a c. d.1988). Per il Novarese, dove per alcuni tratti e per varie ragioni si è sconfinato, è stato utilmente impiegato il breve ma documentato inventario dell'Andenna (Andenna 1980), cui ha fatto seguito il prezioso volume dedicato ai castelli novaresi (Andenna 1982). Da ultimo, per la toponomastica medievale in territorio vercellese, è tuttora utilissimo strumento lo studio inventariale del Panero (Panero 1985), dedicato alle località, esistenti e scomparse, citate nei documenti medievali. Per la Valsesia, area pressoché completamente dimenticata negli studi recenti, sono risultati utilissimi gli scritti dell' Ottone, del Tonetti, del Dionisotti e del Mor (Ottone 1833; Tonetti 1875; Dionisotti 1869 a; Dionisotti 1871; Mor 1933, Mor 1960, Mor 1971) e la guida generale, dei primi decenni del Novecento, del Ravelli (Ravelli 1924).
Prezioso materiale topografico, in parte edito (Coppo D'Inverno 1982), è emerso dall'analisi delle serie di disegni conservati presso l'Archivio di Stato di Vercelli. Alcune notizie inedite ci sono state fornite dall'Archivio di Stato di Varallo, dove, purtroppo, non sono stati rinvenuti materiali grafici e topografici utili alla nostra ricerca.
Confini dell'area territoriale
Tracciare confini netti in materia storica è senza dubbio azzardato e spesso arbitrario. Molto dipende, ovviamente, dal periodo storico che si intende privilegiare. Il carattere provinciale della nostra indagine fa sì che si assumano gli attuali confini amministrativi come limite territoriale minimo, ma con alcune elasticità che tengano conto di ampi tratti dei confini diocesani che si incuneano tuttora nel Novarese, sulla riva sinistra della Sesia, territori che tradizionalmente gravitano nell'area vercellese.
Fatte le debite eccezioni ci si è comunque attenuti ai confini provinciali, tentando di ripristinare il più possibile l'entità territoriale storica. La Valsesia è stata considerata globalmente con i territori ora situati in provincia di Novara , compresi, comunque, anche per essere stati anticamente di pertinenza del vescovo vercellese.
Ad un criterio rigidamente provinciale si è preferita, dunque, l'integrazione fra confini provinciali e diocesani posteriori al XV secolo (Orsenigo 1909), con qualche ulteriore eccezione per non snaturare, omettendo pochi territori, contesti territoriali altrimenti omogenei, almeno in un certo periodo storico. Il risultato è stato naturalmente un ampliamento anche notevole dell' ambito &laqno;provinciale» del presente lavoro, ma, certamente, non si tratta di un limite negativo, piuttosto di un elemento frutto di incertezze, tutto sommato legittime che, incrementando relativamente l'area di intervento, hanno permesso di arricchire il quadro complessivo o quanto meno di non privarlo di elementi pertinenti, solo perché oggi compresi in un diverso comparto amministrativo. Altrettanto difficile è stata la scelta di comprendere nel lavoro i territori della Biandrina, di competenza diocesana vercellese, anche solo per l'assenza di precedenti in questo senso. Questa nostra tendenza allo sconfinamento dovrebbe essere giustificata dall'intenzione di fornire un quadro completo delle località situate sulle sponde dello stesso fiume, accomunate da analoghe vicende, spesso anche dalle stesse provenienze degli abitanti e da interessi economici e da proprietà fondiarie, come appare, ad esempio, nel caso di Rado, dove sono presenti abitanti e proprietà novaresi (Ordano 1979), benché il luogo si trovi in territorio vercellese. Ad una realtà territoriale e demica complessa e dinamica, non ancora ben conosciuta e studiata, si è dunque tentato di aderire con una maggiore ampiezza di orizzonti, così come, del resto, è avvenuto per l'inventario degli insediamenti del Panero (Panero 1985), nel quale sono giustamente comprese entrambe le sponde della Sesia. Alla frequentazione di tale lavoro certo dobbiamo, in gran parte, il movente della scelta compiuta. Si sono, tuttavia, evidenziate, nelle schede dedicate ai singoli siti, le appartenenze territoriali al comparto aministrativo novarese, e così pure si è fatto nella cartografia dedicata ai confini comunali, per maggiore chiarezza e aderenza all'attualità geo-politica.
Struttura delle schede
Poiché viene fornito soprattutto materiale fotografico e topografico e il lavoro assume, quindi, spiccato carattere geografico, non si troveranno qui, se non casualmente, notizie storiche inedite o descrizioni particolareggiate delle strutture, se non in quella forma riassuntiva e analitica che, suggerita dalla comparazione della bibliografia esistente, permette l'ordinamento e il richiamo sistematico delle fonti a corredo delle immagini. Solo in assenza di specifica e recente bibliografia si sono privilegiate le descrizioni dei siti e dei manufatti e si sono fornite le notizie storiche fondamentali.
Per quanto concerne la tipologia ci si è attenuti alla terminologia offerta dalle fonti, il termine "ricetto" , ad esempio, sebbene usato da molti autori, è stato in vari casi sostituito da "castello" , quando le fonti attestano la presenza di un castrum e non di un ricetto. La questione è in realtà molto complessa e controversa, ma è sembrato più corretto seguire il rigore storico e la prudenza dell'Andenna (Andenna 1982, p. 184), piuttosto che la terminologia basata su criteri meno certi e incontrovertibili. In alcuni casi, infatti, i documenti attestano, in una stessa località, la presenza contemporanea di castrum, receptum e villa, volendo certamente distinguere tre differenti realtà.
Oltre al comune di pertinenza, alla denominazione del sito e alla sua localizzazione, si è introdotta, ove possibile, una stima, su base catastale, della superficie occupata dai manufatti. Tale stima, alquanto approssimativa, ha l'unico scopo di rendere in forma numerica l'attuale estensione dei fabbricati o dei siti fortificati. Fra le notizie storiche, di vario genere e importanza, si sono privilegiate la più antica attestazione del luogo come luogo fortificato e le vicende attinenti ricostruzioni, trasformazioni, distruzioni o abbandoni. Nelle descrizioni complessive si è tenuto conto dei più recenti lavori e dei materiali storici d'archivio eventualmente rinvenuti. Il materiale aerofotografico è stato organizzato in modo che i soggetti possano essere facilmente individuati in pianta, fornendo i dati della direzione di ripresa. Nelle cartografie di origine catastale, utilizzate per le schede, sono stati evidenziati con una stella solo gli edifici pertinenti al complesso indagato, o i siti dove sono presenti emergenze. Una più accurata delimitazione avrebbe comportato un'enorme mole di lavoro sul terreno in ognuna delle località. A corredo della documentazione topografica sono state riprodotte, ove esistenti, le piante pubblicate nelle opere consultate. La numerazione delle schede, infine, puramente arbitraria, segue l'ordine geografico sinistrorso e consente l'individuazione dei siti nelle cartografie generali, per le quali ci si è basati sulle tavolette I. G. M. al 100.000, allo scopo di fornire una adeguata cartografia di corredo, in grado di precisare l'ubicazione dei siti, immediatamente disponibile per la consultazione del volume.
Confini dei territori comunali
Comuni della Provincia di Vercelli
(per alcuni comuni non sono presenti schede)
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Tonetti Felice Storia della Valsesia, Corradini, 1974 (ried. 1875-80)
Viglino Davico Micaela I ricetti del Piemonte, Torino, 1979
Viglino Davico Micaela Per una definizione dei rapporti "castrum-receptum-villa" nel Piemonte sud-occidentale: le vicende di Villafalletto e Vottignasco, in "Castelli storia e archeologia", Torino, 1984, pp. 321-338
Virgili Maria Grazia I possessi dei conti di Biandrate nei secoli XI-XIV, in "Bollettino Storico Bibliografico Subalpino", 1974, pp. 636-685
Virgili Maria Grazia-Fumagalli Remo Intorno a Breclema, Associazione Musei della Storia Etnografica della bassa Valsesia,Romagnano Sesia, 1974
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